Cielo della luna. Dottrina dei voti. Salita al cielo di Mercurio
È possibile, chiede Dante, che il cristiano compensi i voti non portati a termine con azioni meritorie, tali da non metterlo in contrasto con la giustizia divina? La risposta di Beatrice si snoda in forme didascalicamente chiare, secondo le regole delle spiegazioni insegnate e fissate dalla scuola medievale. Il dono più grande, essa dice, che Dio ha elargito alle sue creature nella sua generosità è il libero arbitrio di cui dotò le creature intelligenti, angeli ed uomini. Muovendo da questa premessa non potrà non risultare chiara la grande importanza del voto, che è un impegno liberamente assunto dalla creatura col suo Creatore. Quando si istituisce un voto, un patto cioè tra Dio e l’uomo, questi fa sacrificio del suo bene più prezioso, cioè del libero volere. Cosa può offrire l’uomo in cambio e a compenso del voto non adempiuto? Chi ritenesse di poter ancora disporre della libera volontà offerta col voto a Dio, sarebbe nella condizione di colui che vuoi fare opere di bene con cose illecitamente sottratte ad altri. Se dunque il voto si può fare solo di cosa che sia gradita a Dio, esso, come ogni rapporto bilaterale, non può essere rotto da una delle due parti contraenti e deve essere mantenuto. Per questo il voto non deve essere fatto con superficialità e frequenza. e non ci si può illudere che esso possa essere compensato in altro modo. Tuttavia la Chiesa concede dispensa dai voti, li annulla, li commuta: questo fatto contrasta con quello che si è detto. Ma per evitare l’accusa di lassismo alla Chiesa è bene chiarire. Due elementi sono essenziali al voto, al sacrificio della volontà: uno è la materia del voto, ciò che si offre, l’altro è il patto che si stringe tra Dio e l’uomo, la vera e propria promessa. Questo secondo elemento non si può annullare mai: la promessa deve essere semplicemente mantenuta e su questo punto non si può consentire attenuazione, modificazione, scambio. Il patto deve essere mantenuto in ogni caso. L’altro elemento, cioè l’oggetto del voto, può essere commutato, ma nessuno deve cambiarlo di proprio arbitrio o capriccio: deve ottenerne l’approvazione ecclesiastica e deve offrire in cambio un oggetto di maggior valore. Però ogni commutazione diventa impossibile, quando si è violato un patto che non può essere compensato da cosa di equivalente valore. Come è il caso della castità: è il voto più prezioso e non può essere mai mutato in altro neanche dalla Chiesa. E perciò giustamente ammonisce Beatrice — i Cristiani si muovano con maggiore circospezione e serietà, quando pronunciano i voti e li osservino fedelmente. Non facciano come Iefte, giudice di Israele, che fece voto di sacrificare, nel caso di vittoria sugli avversari, la persona che prima avesse incontrata sulla soglia di casa: dovette così sacrificare la figlia. Ma questo consiglio di prudenza va dato anche per ogni altra evenienza. E qui Beatrice pronuncia parole che sono un invito alla ponderazione e all’obbedienza ai canoni fondamentali del cristianesimo. « Siate, essa dice, voi cristiani più ponderati nel far voti: non siate volubili come una penna ad ogni soffio di vento e non crediate che qualunque altra offerta, a compenso di voti non adempiuti, annulli il patto da voi stretto con Dio, come qualunque acqua lava le macchie. Avete i libri sacri del Vecchio e del Nuovo Testamento; avete il pastore della Chiesa, il papa, che vi guida: questo deve bastare per la vostra salvezza. Se una cattiva passione, la brama di vantaggi o altro stimolo riprovevole, vi induce a fare diversamente, siate uomini e come tali usate discernimento, e non operate stolidamente come le pecore, in modo che gli Ebrei che vivono tra voi non ridano di voi, della vostra sconsideratezza e faciloneria. Non fate come l’agnello che lascia il latte di sua madre e, sconsiderato e irrequieto, seguendo il suo capriccio, combatte con le corna contro l’aria i. Beatrice trascorre ora ad altro ufficio: si volge vibrante di desiderio, verso un punto molto luminoso. Il suo atteggiamento, come di creatura trasfigurata e assorta in una visione totalmente assorbente, impedisce al poeta di rivolgersi a lei perché gli chiarisca altri dubbi. Ma i due hanno ripreso il volo e, con la velocità di una freccia che raggiunge il suo bersaglio prima ancora che la corda dell’arco abbia smesso di vibrare, si trovano in un altro cielo, quello di Mercurio. Sono accolti da un’infinità di spiriti luminosi, che accorrono come pesci in una peschiera limpida e quieta attratti dall’esca. Chi sono? Beatrice invita il suo amico a parlare liberamente e a credere ai beati. Ad uno il poeta chiede hi egli sia e perché appaia in quel cielo. Lo spirito prescelto manifesta la sua gioia caritativa con l’aumento di luce: fasciato di luce risponde nel modo che si legge nel canto che segue.