La filologia è la disciplina relativa alla ricostruzione e alla corretta interpretazione dei documenti letterari di un ambiente culturale ben definito. Abbiamo la filologia latina, quella germanica, quella celtica, quella slava, ecc. Essa è strettamente correlata alla Linguistica Comparativa e alla Letteratura di un popolo. Gli studi filologici più antichi sono quelli classici che riguardano la filologia greca, quella latina e quella sanscrita. L’Indoeuropeistica, cioè la ricostruzione dell’Indoeuropeo, lingua ipotetica come alle lingue indoeuropee, gioca un ruolo primario nello studio delle fonti classiche.
A causa della sua attenzione sullo sviluppo storico (analisi diacronica), il termine filologia è divenuto termine di contrasto con la linguistica. Ciò è dovuto ad uno sviluppo innescato a partire dal XX secolo quando Ferdinand de Saussure insistette sull’importanza dell’analisi sincronica (studio di una lingua nello spazio) delle lingue, e la comparsa successiva dello strutturalismo e della linguistica chomskyana con il suo forte accento sulla sintassi.
Il termine filologia deriva dal greco φιλολογία (Philologia), dai termini φίλος (Philos), che significa “amore, affetto, amato, caro, caro amico” e λόγος (Loghi), che significa “parola, articolazione, discorso” quindi “amore per il discorso e per l’argomentazione”. Questo amore per l’apprendimento della letteratura e per il ragionamento riflette una gamma di attività che rientrano nel concetto di λόγος. Il termine venne cambiato poco dopo con quello latino di Philologia, e più tardi entrò nella lingua inglese nel XVI secolo, dal Medio francese Philologie, nel senso di “amore per la letteratura”.
L’aggettivo φιλόλογος (Philologos) significa “appassionato della discussione e dell’argomentazione”, loquace, in Ellenistica greca anche come conseguenza per una eccessiva “sofistica” vi era la preferenza dell’argomentazione sopra l’amore della vera sapienza, φιλόσοφος (Philosophos). Infatti presso gli antichi Greci veniva usato, soprattutto all’inizio, con significati talvolta molto diversi: “chi è amante del parlare’, ‘studioso, erudito, esperto di letteratura” e questo già nel Cratilo di Platone.
In qualità di erudizione letteraria, il termine Philologia appare nella letteratura post-classica del V sec. (Marziano Capella, De nuptiis Mercurii et Philologiae). Un’idea ripresa poi nella tarda letteratura medievale da Chaucer e Lydgate.
Il significato di “amore per l’apprendimento e per la letteratura” fu ridotto a “lo studio dello sviluppo storico delle lingue” (linguistica storica). Nel XIX secolo l’uso del termine, a causa dei rapidi progressi fatti nella comprensione delle leggi del suono e del mutamento linguistico, l’età d’oro della filologia, che durò per tutto il XIX secolo, o da Friedrich Schlegel a Nietzsche. In inglese britannico e nel mondo accademico britannico, “filologia” rimane in gran parte sinonimo di “linguistica storica”, mentre in American English e il mondo accademico americano, il significato è più ampio ed è quello di “studio della grammatica di una lingua, storia e tradizione letteraria”.