Dalla sesta alla settima cornice. Teoria della generazione delle anime. I lussuriosi
Il viaggio continua a svolgersi secondo un ritmo che contempla tre momenti: l’ascesa, l’incontro con le anime, lo scioglimento di dubbi, All’inizio del canto sorprendiamo i tre poeti in viaggio verso la cornice settima, dei lussuriosi, attraverso una strada stretta: è passato da tempo il mezzogiorno e bisogna procedere con maggiore rapidità per utilizzare meglio la luce prima che scenda la notte. C’è intanto un dubbio che assilla la mente del poeta: ma esita ad esprimerlo comportandosi come la cicogna ancora implume che leva l’ala per voglia di volare, e non ad abbandonare il nido. Il dubbio è questo: come possono le anime dei golosi, sotto lo stimolo della pena, diventare magre fino alla consunzione? le anime, in quanto immateriali, non hanno bisogno di nutrimento materiale. Virgilio gli ricorda due fatti analoghi: quello di Meleagro che si vide consumare la vita contemporaneamente al tizzone che sua madre aveva messo sul fuoco, e quello dello specchio in cui l’immagine si muove nel momento in cui si muove la persona. C’è una corrispondenza tra il mondo esterno e quello interiore: brucia il tizzone (mondo esterno) e si consuma l’anima (mondo interiore). Lo stesso accade anche se in senso inverso con lo specchio, corpo esterno che riflette i movimenti della persona. Ugualmente le anime dei golosi avvertono dalla presenza del frutto e dell’acqua, sensazioni che poi si riflettono sul loro essere immateriale. Quindi, non si può concepire l’anima come un corpo fittizio, dato che tra l’anima e l’immagine che riproduce le forme del corpo esiste un rapporto quale si ha quando il corpo è reale e non fittizio. Però Virgilio cita casi simili a quello avvertito da Dante, non chiarisce la ragione di questa vita corporea nelle anime, ed invita Stazio a dare lui la chiarificazione richiesta. Stazio cortesemente accoglie l’invito, non perché ne sappia più del maestro, ma perché non vorrebbe apparire irriverente rifiutando. C’è, egli dice, una parte, la più pura del nostro sangue, che non circola nelle vene e che contiene tutte le potenze formative di tutto il sangue che fluisce nelle vene e perciò di tutte le membra dell’uomo. Questo sangue trasformato in sperma fluisce dall’uomo nel sangue della donna attraverso l’amplesso: si congiunge così il sangue dei due, quello attivo dell’uomo, e quello passivo della donna, e il primo opera, formando anzitutto un coagulo di entrambi e poi immettendo la vita in ciò che esso ha prodotto come materia su cui esercitare la sua attività. La virtù attiva del seme maschile, diventata nel feto anima vegetativa, come quella di una pianta, continua poi ad operare e acquistata la capacità di moti e di sensibilità entra in possesso dell’anima sensitiva. A questo punto la virtù organizzatrice di tutte le membra che deriva dal cuore del padre si dilata nel feto, attende dl pieno compimento delle varie parti dell’organismo. C’è però un salto qualitativo che è difficile da capire: il feto prima vive di vita vegetativa e sensitiva e poi sale alla vita razionale, spirituale, diventa, da pianta e animale, uomo. Averroè, il grande filosofo arabo, ritenne l’intelletto disgiunto dall’anima: non c’è una sede per l’intelletto come invece c’è per la vista (l’occhio); e così concluse che non esiste un’anima individuale ma un’anima comune a tutti gli uomini. Invece questa sede c’è — dice Stazio. Appena l’essere umano s’è organizzato e si è formato il cervello, Dio vi in/onde l’intelletto, del tutto individuale, un’anima nuova, intellettiva, razionale, piena di virtù, la quale assimila alla sua stessa sostanza i principi attivi che trova nel feto e cioè l’anima vegetativa e sensitiva e si fa un’anima sola che vive (vita vegetativa), sente (vita sensitiva), riflette (anima intellettiva). È lo stesso fenomeno per cui il calore del sole si fa vino, quando è congiunto con l’umore che scende dalla vite. Quando l’individuo muore, l’anima si scioglie dal corpo e a causa del legame con la vita vegetativa e sensitiva reca con sé l’una e l’altra con possibilità di esplicarle : queste facoltà, private degli organi corporei, restano inerti; attive invece sono le facoltà intellettuali: memoria, intelligenza, volontà. L’anima razionale, giunta nell’aldilà, è accolta in uno spazio aereo e in questo spazio opera come operava quand’era congiunta al corpo. L’aria che la circoscrive prende la stessa figura che la materia corporea aveva in terra, e questa figura segue l’anima come la fiammella segue il fuoco dovunque vada. E poiché l’anima da questo corpo aereo acquista la sua parvenza esterna, questo corpo si chiama ombra e da questo così fatto corpo l’anima forma i suoi organi sensoriali, compresa la vista, che è il senso più perfetto. Per mezzo di questo corpo le anime parlano, ridono, piangono, sospirano: secondo lo stimolo, i desideri e i moti dell’anima, l’ombra si atteggia in modi ad essi conformi. Questa è la ragione del dimagramento. La spiegazione di Stazio termina quando, girando a destra, vedono uscire fiamme dalla parte interna del monte, che però, al vento, si piegano, lasciando libero un sentiero per cui i tre si inoltrano. Dentro le fiamme sono gli spiriti che gridano a voce alta esempi di castità: il primo parla di Maria che all’annunzio che doveva diventare madre rispose: non conosco uomo; il secondo parla della casta Diana che viveva nei boschi; altri celebrano mogli e mariti che furono casti come richiede la virtù della temperanza. Con questi esempi e con la sofferenza procurata dal fuoco le anime dei lussuriosi attuano la loro liberazione.